Friendly fire va in vacanza e vi aspetta tra qualche settimana...
A tutti quelli che in questi giorni partiranno, vi ricordo che
“Figliolo, non vorrei interrompere, ma dovrei comunicarti una cosa….” Mi girai a queste parole del vecchio signore e nella stanza era apparso anche un bambino, che sedeva sospeso nell’aria accanto a lui. “Figliolo, la tua vita è stata quella di un normale ragazzo di diciotto anni, ma, per la verità, abbiamo riscontrato parecchi comportamenti superbi e sgarbati. La giuria celeste era propensa a condannarti a qualche annetto di serie B, ma poi hanno assistito a tutta una serie d’emozioni, quando hai visto piangere quella tua amica che tante volte era stata oggetto di offese da parte dei tuoi compagni. Hanno deciso di concederti la serie A, ma con il pericolo della retrocessione. Quest’angelo ti accompagnerà nel luogo stabilito per te. Mo, vattenn’, perché teniamo un’altra causa.”
Il paradiso è come un grande prato, con delle piante tutte verdi e con qualche frutto sopra, mele, pere, pesche, ciliegie, tutte insieme, senza tener conto delle stagioni. Il cielo è di un azzurro più chiaro del nostro e non c’è il sole. Tutto l’ambiente è illuminato da una specie di trapezio tridimensionale di cui non si riescono a scorgere i particolari. E’ un’enorme punto luminoso e dà la stessa impressione di quando guardi una lampadina. Mi guardo intorno. Ci sono delle panchine e delle casette di legno. La gente cammina e discute, chi legge un libro, chi prende il sole, o, visto che non c’è, prende il punto luminoso!! A terra ci sono una specie di gnometti, che sembrano neonati che camminano e assomigliano ai bambolotti della mia sorellina. Uno di questi mi si avvicina. “Tu devi essere Michele, vero? Allora, tu qua puoi fare tutto, tranne che fumare l’erba del prato. E’ una raccomandazione che faccio a tutti i ragazzi che vengono qua. Non te lo dico perché è vietato, ma perché è di plastica, e se lo fai, ti viene qualcosa, e se ti dobbiamo portare all’ospedale, devi fare la fila nel purgatorio, e là sono parecchio invidiosi di quelli che stanno qua, e perciò non so se torneresti più.
Fece per andarsene ma lo bloccai. “Che cos’è quello?” chiesi indicando il punto luminoso. “E ti pareva…” disse l’omino. “Quella è la casa di Dio. No, non è una chiesa. E’ proprio l’abitazione di Dio. Con la cucina, la stanza da letto e pure il bagno. E ti assicuro che si sente soprattutto quest'ultimo...”
Ma dove sono capitato?
Andai nella Show Room e mi misi a guardare la Terra.
Oh, ho beccato proprio il mio funerale!!! Guarda un po’ mia madre come piange… E mio padre?? Dov’è??? Ah, saluta la cameriera in fondo alla chiesa… Oh, papà, le mani… e dai su…. E pure in chiesa a fare queste cose…
Uh, guarda! C’è anche Ilaria. Però, oggi sembra più bella… Valà, ho sprecato un’occasione… si poteva fare qualcosa con quella lì, in fondo è l’unica che mi sembra veramente dispiaciuta…
Eccola lì, la puttana!! Puttana! Puttana! Chissà quanti punti in meno mi danno se lo ripetò all’infinito… Puttana… E quel grandissimo stronzo… si, bravo accompagnala sull’altare a vedere la mia bara e poi magari sputateci dentro che vi rispondo e vi faccio castrare…
Che cerimonia triste… Quasi quasi cambio canale…
“Ehi, gnomo!” grido all’ometto di prima… “non c’è la parabolica qui…”
“qui stiamo pieni di parabole… cerca Gesù… è lui l’esperto…”
“no le parabole, la parabolica, l’antenna, il satellite…”
Lo gnomo non mi sente…
Pigio sul un tasto qualsiasi. Che culo! (ops, altro punto in meno) Ho beccato il Napoli. Quasi quasi vado da Gesù e richiedo un miracolo… Il Napoli in serieA!!!
Si sta proprio bene in paradiso….
Sono morto da 15 minuti e già mi sento polvere vecchia. Non per via della morte, o di quello che ho incontrato dopo di essa, ma per via di quello a cui sto assistendo ora.
Sono stato ucciso da una lastra di vetro che si è staccata da un edificio in rovina. Non ho fatto in tempo a scansarmi e mi sono beccato un pezzo di vetro di
“Guarda in quel teleschermo. Potrai vedere quello che sta succedendo sulla TERRA.”
Mi giro e comincio a guardare in uno schermo gigante, una specie di finestra sul mondo.
Ci sono io a terra, è appena arrivata l’autoambulanza, gli infermieri mi stanno alzando. A lavoro finito, la vettura va via, e nella strada riprendono le solite attività. Prendo una specie di telecomando, ci sono una serie di frecce. Mi giro indietro per chiedere spiegazioni, ma il grosso signore si è appena addormentato. Pigio sulla freccia rivolta verso l’alto. Sullo schermo appare la mia casa. C’è mia madre che sta preparando il pranzo in cucina. Squilla il telefono. Alza la cornetta e ascolta quello che l’interlocutore gli sta dicendo. L’espressione del volto diventa sempre più sconvolta, il colorito sempre più pallido. Annota un indirizzo, e riabbassa la cornetta. Si precipita in salotto, e si getta sul divano accanto a mio padre piangendo. Mio padre si mette le mani nei capelli, afferra le chiavi della macchina e insieme vanno via in fretta. Ho sempre cercato di immaginare come avrebbero reagito i miei genitori alla notizia della mia morte. Ho sempre pensato che sotto sotto sarebbero stati contenti, meno multe, colloqui e figuracce con i professori. Invece, mia madre era davvero sconvolta. Pigio di nuovo sullo stesso tasto, e appare la casa della mia ragazza, Daniela. Ah, lei è l’unica cosa che mi dispiace perdere. E’ sul divano. Sta leggendo una rivista per donne. E’ stupenda con quei pantaloni attillati e quel micro top strettissimo. E’ l’unica ragazza che conosco che anche a dicembre veste così scollata.
Bussano alla porta. Che peccato interrompere quell’accavallamento di gambe così perfetto. Va ad aprire. Oh, quello è Mirko, il mio migliore amico. La mia unica persona fidata. Le sta dicendo qualcosa. Ora si abbracciano. Oh, ma non vi pare di esservi abbracciati un po’ troppo stretti? Oh, Mirko, calmo con le mani. Daniela accenna qualche smorfia di dolore. Si siedono insieme sul divano. Si baciano. Questa è una di quelle scene che ti immagini mille volte, ma che mai e poi mai avresti potuto credere che si potesse avverare davvero. Insomma, il tuo migliore amico insieme alla tua ragazza. Per la verità, sono arrabbiato più per Mirko che per Daniela. Diciamo la verità, da Daniela me l’aspettavo, ma mai avrei potuto pensare che il mio amico cedesse. E’ vero, lui era un po’ geloso del fatto che la più bella ragazza di tutta la scuola stesse con me, sfigato e senza una lira, piuttosto che con lui, ricco e perfettino. Ma non credevo potesse arrivare a tanto. Mi dicevo che Daniela era troppo particolare per stare con uno come Mirko. Solo ora mi rendevo conto. Daniela era troppo particolare anche per me. Beh, per la verità, particolare forse è una parola troppo gentile. “Puttana” forse rende meglio l’idea. L’adoravo ma dentro di me lo sapevo che alla fine sarebbe successa una cosa del genere, ma non credevo proprio il giorno del mio funerale.
Disgustato pigio nuovamente sulla freccetta e appare una casa che non conosco. C’è una signora, non riconosco neanche lei, anche se mi sembra di averla già vista. Anche la casa, pensandoci bene mi è familiare. Probabilmente è la casa di qualche compagno di scuola. Squilla il telefono. La signora risponde e poi riabbassando urla, come se volesse chiamare qualcuno al telefono. Scende Ilaria. Ilaria è una mia carissima compagna di classe, simpatica, intelligente, interessante ma bruttina. Anche bruttina è una parola troppo gentile. “Un cesso” anche in questo caso rende meglio l’idea. Più volte mi hanno informato della sua cotta per me, e più volte mi sono accorto delle battutacce che i miei compagni le dicevano. Da parte mia, mi limitavo a parlargli ogni tanto e ad essere carino, perché, in fondo, cosa mi aveva fatto di male? Alza il telefono, e si ripete la solita prassi. All’inizio volto sconvolto, poi colorito leggermente sbiancato e dopo un po’ guance rosse e sconcertate. Abbassa il telefono, annotando qualcosa. Zummo un pochettino e scopro che c’è scritto l’indirizzo di un chiesa e un orario. Il mio funerale. Ilaria è frastornata. Si getta sul divano e abbraccia con forza la madre, che ancora non ha capito quello che sta succedendo. Non piange, ma guarda nel vuoto con quegli occhi talmente smarriti e disorientati che ti fa venire voglia di andare lì e di dirle “non piangere, vedrai che ti passera presto. A tutti passerà presto.” E invece no. A lei non passera tanto facilmente. Guarda nel vuoto, e sento una starna sensazione, come se riuscissi a leggerla dentro. Quella ragazza mi ama veramente, mi venera, mi porta dentro di se come un amante impossibile e irraggiungibile. Non è certo l’amore che poteva provare Daniela. No, quella è tutt’altra cosa. Come è strano il fatto che l’unica persona che sia stata in grado di farmi commuovere per la mia morte sia stata quella in cui meno credevo. “Ti voglio bene Ilaria e non mi dimenticherò di te”.
Continua...
QUESTO PERCHE’ NON AVEVO NULLA DA FARE
…
Mi arrendo! Sembra proprio che oggi sia un giorno vuoto, con la pioggia che batte sui vetri e la televisione che trasmette tutti programmi che riprenderanno dopo aver ripristinato il collegamento. Sembra di essere su un set fotografico con tutti i flash di questi fulmini, sono “caduti” tutti i satelliti e la maggior parte dei programmi televisivi sono stati interrotti. Per alcuni è stata veramente una fortuna, certe noie mortali…
Sono qui e scrivo su questo foglio, sperando che non vada via la luce, perché altrimenti mi resterebbe solo di andare a dormire. Penso a quello che potrei fare… Vediamo… La cosa migliore sarebbe uscire, andare in giro e conoscere gente, quella povera e sfigata gente che in questo momento si trova sotto questa maledetta pioggia. Potrei raccontare qualcosa di me, della mia vita e se loro si annoiassero io insisterei perché non ascoltare una persona che ti sta parlando è da veri scostumati. A pensarci bene potrei raccontare qualcosa della mia vita a me stessa davanti allo specchio o a te foglio, sul quale sto scrivendo. Sì, buona idea.
Vuoi che ti parli delle mie cosiddette amiche? O di quella mia professoressa che si crede Dio? Boh! Probabilmente ti parlerò solo di me, e magari non concluderò nemmeno il discorso talmente sono svogliata. Mi scoccerò di scrivere, finirà di piovere e uscirò. E io resterò soltanto quella stupida che parla con i fogli! Intanto comincio.
Caro foglio,
mi chiamo Bea e ho 18 anni. Ho una famiglia molto grande, due sorelle e un fratello, un cane, un gatto, e tanti uccellini e pesciolini. Ho anche un merlo indiano che parla in continuazione. Non vivo in una fattoria, come stai sicuramente pensando, ma in città. Non ho molti amici, perché mi sono scelta poche persone con le quali stare ma con loro ci sto volentieri. Loro sono il mio punto di riferimento, non sono per niente egoisti, sbruffoni e pateticamente snob come i miei compagni di classe. Dio, come li odio! All’inizio ho fatto di tutto per essere gentile, ma alla loro ennesima stronzata mi sono rotta le palle e li ho mandati al diavolo. E’ stata una liberazione non fingere più di stare a sentire le loro cazzate, ora sono sicuramente più libera.
Non sono fidanzata! L’avevi immaginato. Se fossi stata fidanzata non sarei stata mica qui a parlare dei fatti miei ad un foglio, che, oltretutto, non conosco neppure. Fossi stato un foglio conosciuto, come il mio diario o il quaderno di filosofia o il libro d’italiano, allora avrei capito che mi volevo sfogare con un foglio amico, ma con un foglio sconosciuto… Non credere che ti stia facendo la corte, però; non posso! Fossi stata una penna, allora, lo potevi dire, ma con me no. Io sono un essere umano e ho potere decisionale che tu non hai; posso decidere di stracciarti da un momento all’altro, tu non puoi decidere nulla. Non puoi ribellarti e pretendere di non essere scritto, io scriverei lo stesso.
Come dicevo, non sono fidanzata, ma ho avuto più esperienze di mia nonna. Beh, forse il paragone non è azzeccato. Diciamo che ne ho passate tante e tutte diverse. Per cominciare da un ragazzo perfetto amato da madri, nonne e amiche del cuore che si è poi rivelato una sorta di psicopatico, andando a dire un mucchio di stronzate, per finire ad uno stronzo che considera come unica meta nella vita avere un portafogli pieno, dei soldi di papà, e una donna formato coscia lunga, seno enorme, culo bomba da portarsi a spasso. Anche per me i soldi sono importanti, sarei la più grande delle ipocrite se non lo ammettessi e, d’altra parte, anche la bellezza è un aspetto fondamentale. Ma che me ne faccio di un uomo bello come Brad Pitt, ricco come Berlusconi e con un cervello alla Valeria Marini? La bellezza passa, fra una decina d’anni anche Brad Pitt dovrà ricorrere a creme per le rughe, tinture per capelli e dieta ferrea per nascondere la pancetta degli –anta che avanza. I soldi passano un po’ più lentamente, soprattutto se sono tanti, ma comunque se non farai nulla per guadagnarne altri, ti ritroverai con il culo per terra.
Il mio uomo ideale deve essere innanzi tutto intelligente, simpatico, ironico, interessante. Deve sapere come attirare la mia attenzione, anche con ragionamenti più sofisticati, deve ridere dei suoi difetti e non farmi pesare i miei, deve sapere quello che deve fare in ogni situazione. Non voglio un uomo troppo insicuro o troppo presuntuoso; uno che stia sempre ad autocelebrarsi o che abbia la sindrome del brutto anatroccolo. Due soli aggettivi: simpaticamente equilibrato.
Credo di averlo incontrato. Prima non ti ho detto una bugia quando ti ho detto che non ero fidanzate, perché, in effetti, non stiamo proprio insieme ma ce la intendiamo. Si chiama Will, ha 26 anni. Porca vacca! E’ parecchio più grande di me, vero? E’ questo il più grande problema della nostra relazione. O Dio…relazione.. Non stiamo proprio insieme, come prima ti dicevo, però si può dire, perché comunque tra noi c’è una relazione, o meglio, c’è stato qualcosa che ha messo le nostre due persone in relazione, i nostri due corpi in rapporto. Per dirla alla Valeria Marini: “Abbiamo fatto all’ammoooooreeeh”. Non ce l’ho con Valeria Marini, ma non si può neanche dire abbia i suoi poster attaccati alla parete con su scritto: ”DIVENTERO’ COSI’”.
So che lui ci tiene a me altrimenti non continuerebbe a cercarmi. Io faccio tanti problemi, soprattutto con i suoi amici. Soprattutto con Stella. Stella è quella donna coscia lunga, seno enorme e culo bomba che ti dicevo prima. E’ la bellona del gruppo, quella che ha più numeri nell’agendina che idee in testa. E naturalmente è stata con Will. Nei 13 mesi che sono stati insieme gli ha succhiato “tutto” anche il midollo, gli ha fatto dimagrire sensibilmente il portafoglio e svuotato completamente l’anima. Lui era pazzamente innamorato di lei, e credo che lo sia stato anche dopo che si sono lasciati, rivestendo il ruolo dell’amico che un ex-fidanzato non può fare, soprattutto se è ancora innamorato. Purtroppo lei continua a considerarlo tale, e a me questo non va bene. Non riesco a capire se il suo interessamento è dovuto ad una sincera amicizia o ad un sentimento più profondo che non è ancora scomparso. Lei ai miei occhi è naturalmente una vera stronza. Sarebbe stato strano se avessi detto che era una brava ragazza perché in ogni storia a tre l’altra, quella più bella, è sempre una stronza se non una puttana. Mi rendo conto che in questo sono piuttosto banale, ma che posso fare. Ma anche se la frequentassi tu, foglio, ti accorgeresti che apre la bocca solo per cambiare l’aria e non per dire cose sensate. Ogni sua frase ha un doppio significato, di cui uno è sempre a sfondo sessuale. Sempre. Ha una pessima reputazione, ma nonostante tutto, quando passa lei tutti gli sguardi maschili sono catturati da quelle due tette enormi, dall’ondeggiare del suo culo ‘cellulitato’, e dalle sue gambe extra-lunghe. Ma so che i ragazzi con lei farebbero solo sesso, e poi la mattina dopo si accorgerebbero della sua stupidità e se ne andrebbero dalle ragazze di sempre, che perdono tempo tra cerette e maschere di bellezze, che si fanno belle non per sembrarlo, ma per esserlo. Io sono una di queste? E chi lo sa.
Sono solo una diciottenne che questa sera non aveva nulla da fare e ha cominciato a scrivere su un foglio, magari scrivendo tutte cazzate che non hanno nessun senso. Però intanto sono qui, e tu che hai questo foglio in mano le puoi leggere e dire che sono inutili, o magari dire che sono troppo semplici e banali, ma intanto sono mie e proprio per questo vanno rispettate. Tu saresti riuscito a fare di meglio? Avresti creato un opera seconda solo alla “Divina commedia”? Beh, allora complimenti.
Non sputare su questo foglio, anche perché ora è mio amico, non strapparlo perché ci sono i pensieri di un essere umano che come tale vale almeno quanto te. Come scrittore forse non vale niente ma non importa. L’importante è aver passato questa due ore in compagnia. A presto.
Ero sicura di averla sentita quella canzone... Ero convinta di averla registrata in qualche cassetta, o di averla in qualche compilation regalatami da una mia amica. Gemma diceva che era perfetta per descrivere la situazione in cui mi trovavo in quel periodo. Ed era anche la colonna sonora del film “Il diario di Bridge Jones”, che non a caso parlava proprio di una single incallita sull’orlo della depressione più totale, o almeno come la vedo io. In realtà io non mi sento così, ma Gemma insiste e mi ripete continuamente di ascoltarla. E così la sto cercando. E così l’ho trovata. “All by myself” eseguita da una certa Amanda. Mi sbagliavo. Non è in una cassetta, né in una compilation privata. E’ in uno di quei dischi che vendono a prezzo basso che contengono vecchi successi eseguiti da cantanti sconosciuti, dove spesso vengono totalmente modificati gli arrangiamenti. Metto il cd nello stereo, gli do due bottarelle perché come al solito non vuole funzionare. Capita, no? Ma il mio stereo è assolutamente cattivo e cinico. Alcune volte sto ascoltando un cd tranquillamente, arriva una canzone che mi piace, così alzo il volume e dopo un po’ il disco comincia a saltare. Ma che cazzo! Lo fai apposta?? Così abbasso il volume per non rendere parecipe tutto il vicinato del fatto che non ho uno stipendio che mi permetta di comprare uno sterio nuovo, e subito comincia a funzionare bene. Allora rialzo e indovinate un po’ cosa succede?
Questa volte non pare voler prendermi in giro, forse perché sentendo che la canzone è già deprimente di per sé, non vuole ulteriormente rincarare la dose.
No, non ci sto dentro. Non mi va di pensare che “quando ero giovane, non avevo bisogno di nessuno e mi innamoravo solo per divertirmi e ora questi giorni sono andati”. Io sono giovane. E poi quei giorni per me non sono andati semplicemente perché non sono mai venuti.
Innamorarsi per divertimento? Che cosa significa? Innamorarsi non è sempre divertimento, hai un gran bel culo se è così. E allora vorrei proprio dire a questa Amanda, a Gemma o a chi per loro che hanno proprio un bel culo ad innamorarsi per divertimento. L’innamoramento è confusione mentale, è insicurezza, è predita dell’auto-controllo, è rincoglionimento più totale. Ma che divertimento?! C’è qualcosa di divertente nel restare ore ed ore a fissare un soffitto, un quadro, un albero, un cane che fa la pipì pensando ad un essere umano totalmente inconsapevole di essere l’oggetto di quelle attenzioni? Non credo proprio. Divertimento è guardare un film di Totò, leggere un libro interessante, giocare alla playstaton, mangiare due chili e